Vincitore del Premio AIFIN 'Banca e Territorio' 2009

Città d'Arte della Regione e del Parco Nazionale del Pollino, Morano Calabro è tra i “Borghi più belli d’Italia”, Bandiera Arancione del Touring Club Italiano e inserita nella lista del Progetto Destinazioni Europee di Eccellenza (EDEN) della Commissione Europea. Sono questi, tutti riconoscimenti che il Comune si è meritato grazie all’offerta e all’accoglienza di qualità e al turismo sostenibile, oltre che al suo caratteristico aspetto. L’abitato, infatti, arroccato su un’altura dominata dalle rovine del castello normanno, si sviluppa verso valle in un intreccio di vie fitte ed intricate che fanno di Morano Calabro il borgo di origini medievali più affascinante della Calabria.

La posizione strategica nell’alta valle del fiume Coscile, alle pendici occidentali del massiccio del Pollino, ha fatto sì che la città diventasse nei secoli un importante avamposto strategico e crocevia culturale e commerciale. Già nel II secolo a.C. Morano, infatti, era tra le principali tappe della strada consolare romana tra Capua e Reggio Calabria, unico accesso alla regione calabra lungo la terraferma. È proprio sulla pietra miliare di quella strada che compare la prima testimonianza del nome della città, Muranum, probabilmente derivato da quello di un’importante famiglia romana della zona. L’appellativo Calabro è invece di origini ben più recenti e risale al giugno del 1863 quando fu assegnato, per decreto regio, con lo scopo di distinguerlo da Morano sul Po (AL).

Il nucleo originario delle prime fortificazioni dovrebbe risalire proprio al periodo romano, poiché sembra che sul luogo dove, in età normanna, sorse il castello già vi fosse un forte romano. L’attuale conformazione del borgo è però riconducibile al medioevo normanno-svevo (XII secolo), quando il centro urbano si sviluppò dalle zone attorno al castello a valle, entro un sistema di cinte murarie. Le case, costruite senza criterio urbanistico preciso, creano ancora oggi un suggestivo effetto ottico che le fa apparire tutte attaccate le une alle altre.

Al periodo medievale risale anche l’evento commemorato dall’annuale rievocazione storica di Morano Calabro. La Festa della Bandiera, palio cittadino nel quale si sfidano i tre rioni. Ricorda infatti la liberazione dal dominio saraceno, avvenuta nel 1076 con l’aiuto dei Normanni, e viene festeggiata in concomitanza con la Festa del Patrono San Bernardino da Siena.

La città, passata sotto il dominio angioino nel 1269 e poi a quello aragonese, fu per secoli feudo di importanti famiglie nobiliari della zona: Morano, Fasanella, Fuscaldo e Sanseverino. Fu proprio grazie ai Sanseverino che, nel XVI secolo, il castello fu restaurato. Gli architetti napoletani, cui venne dato il compito, lo rimaneggiarono sull’esempio di Castel Nuovo a Napoli dotandolo di pianta rettangolare e sei torrioni. La famiglia Sanseverino, di grandi mecenati, contribuì in modo importante allo sviluppo di Morano, commissionando la costruzione di importanti edifici, quali il monastero di San Bernardino da Siena, tra i massimi esempi di architettura francescana in Calabria.

Un’altra delle chiese più importanti di Morano Calabro è la Collegiata di Santa Maria Maddalena. Edificata sul sito di una piccola cappella medievale e rilevante esempio del barocco regionale, è curiosa per il suo campanile e la cupola rivestiti di maioliche gialle e verdi, in stile campano.

Nel corso del XVII secolo, e fino agli inizi del XIX, il feudo passò agli Spinelli principi di Scalea, seguendo poi la storia del Regno delle Due Sicilie e del Regno d’Italia. Nella seconda metà degli anni ’60, Morano Calabro fu interessata da una fase d’ampliamento che portò all’edificazione di nuovi edifici moderni nel pianoro rivolto all’antico nucleo cittadino.

Cittadino illustre di questo splendido borgo è Don Carlo De Cardona (Morano Calabro, 4 maggio 1871 – Morano Calabro, 10 marzo 1958). Sacerdote e autore emblematico del meridionalismo calabrese a cavallo fra XIX e XX secolo viene ricordato come una delle figure più carismatiche e discusse del Partito Popolare Italiano in Calabria.

Molto attivo sul fronte della battaglie per I lavoratori, Don Carlo De Cardona fu fondatore di leghe contadine ed operaie e di istituzioni economiche per lo sradicamento dell'usura ai danni dei ceti più umili. La sua opera e il suo impegno sociale hanno portato alla fondazione della Cassa Rurale di Bisignano e della Cassa di Luzzi, primi pilastri della BCC Mediocrati.